Visualizzazioni totali

lunedì 28 novembre 2011

La villa di Caligola. Un nuovo settore degli Horti Lamiani scoperto sotto la sede dell'ENPAM a Roma

Un nuovo settore degli Horti Lamiani scoperto sotto la sede dell'ENPAM a Roma
di Mariarosaria Barbera, Salvo Barrano, Giacomo de Cola, Silvia Festuccia, Luca Giovannetti, Oberdan Menghi e Manola Pales

Abstract
La pubblicazione è relativa allo scavo archeologico realizzato sotto la sede dell'ENPAM a Roma (Rione Esquilino) fra il 2006 ed il 2009 sotto la direzione scientifica della Soprintendenza Archeologica di Roma.
Lo scavo ha interessato un nuovo settore degli Horti Lamiani, giardini di eccezionale rilievo storico-topografico, inizialmente di proprietà del console L. Elio Lamia, trasferiti nel demanio imperiale forse già sotto Tiberio (14-37 d.C.) ed in seguito acquisiti da Caligola (37-41 d.C.) che vi stabilì la propria residenza.
Il sito fu già in passato teatro di importanti scoperte archeologiche ed antiquarie (ad es. la Venere Esquilina, il busto di Commodo e l’Ephedrismòs ai Musei Capitolini, il Discobolo Lancellotti al Museo Nazionale Romano, le statue dal complesso termale di via Ariosto alla Centrale Montemartini), che avvennero in gran parte sul finire dell’800 durante i lavori di urbanizzazione del Nuovo Quartiere Esquilino, quando furono documentati in maniera frammentaria ed affrettata alcuni nuclei della proprietà imperiale, poi sacrificati per l’urgenza di costruire.
Lo scavo ha rimesso in luce un settore finora sconosciuto degli Horti Lamiani, prossimo all’area dove Rodolfo Lanciani aveva documentato un lungo criptoportico arricchito da un pavimento in alabastro e da preziose decorazioni parietali, scandito da colonne in giallo antico con basi in stucco dorato, il cui arredo trova riscontro nella testimonianza delle fonti letterarie (Philo. Iud., Leg. Ad Gaium 351 ss.).
Il nuovo settore individuato sotto la sede dell’ENPAM è incentrato intorno ad un’aula di rappresentanza (400 mq), originariamente rivestita da sectilia, dotata di ambienti di servizio e d’una fontana (riportata nella FUR tav. 24 assieme a due dei tre ambienti annessi). Il complesso è articolato in terrazze-giardino contenute da strutture in opera reticolata, con un tratto di strada basolata connessa alla via Labicana, forse il limite della proprietà.
L’aula va attribuita agli interventi di Severo Alessandro (222-235 d.C.), testimoniata all’Esquilino anche dalla costruzione dei “Trofei di Mario” e da alcune fistulae aquariae (es. CIL XV, 7333) che provano l’esistenza d’un complesso rientrante nel patrimonio personale dell’imperatore; raffinatissimi i centinaia di frammenti d’intonaci dipinti e i materiali decorativi di pregio, databili a partire dall’impianto della residenza imperiale e recuperati nel corso dello scavo. Il nuovo settore può collegarsi al complesso scoperto da Lanciani per il ritrovamento, elementi marmorei decorativi identici a quelli venuti in luce nel XIX secolo, che sono oggi conservati ai Musei Capitolini.
I livelli più antichi si riferiscono alle fasi d’impianto della villa e, ancor prima, alla necropoli esquilina, non ancora investigata, ma attestata dalle fonti letterarie e in età moderna da Giovanni Pinza (Mariarosaria Barbera, Oberdan Menghi, Manola Pales).


domenica 27 novembre 2011

La domus di via Goito a Roma

di Oberdan Menghi e Manola Pales


Abstract
Strutture murarie in opera mista (reticolato con ricorsi di laterizi) afferenti probabilmente ad una domus azzerata con il tracciamento di via Goito nel corso delle opere per Roma Capitale (1873-1883), sono state ritrovate durante la posa della linea elettrica ACEA a 150 kV «Forte Antenne-Quirinale» tra i nn. civv. 24 e 28 di via Goito alla prof. di m –0.37 spc. Le strutture murarie hanno spessore di 3 p.r. e sono conservate per appena m 0.40 rispetto al loro piano di spiccato, rappresentato da un marcapiano di bipedali.
Lo scavo ha rivelato l’esistenza di tre ambienti di cui non possono precisarsi le dimensioni, fatta eccezione per l’ambiente III (lungh. 18 p.r. ca; largh. 10 p.r.). In quest’ultimo, probabilmente dotato di un accesso verso est, sono stati eseguiti due saggi di approfondimento; nessuna traccia si è trovata del pavimento, mentre è stato possibile evidenziare le fondazioni in opera cementizia gettata entro cavo armato di sbadacciature.
Nell’ambiente II l’indagine si è arrestata su un crollo d’intonaci di colore rosso, in sito, che non è stato rimosso per il carattere speditivo dell’intervento. Nell’ambiente I la presenza di uno strato d’intonaco moderno attesta una frequentazione fino al XIX secolo (Villa Alberini?)
L’orientamento generale delle strutture appare coordinato con un asse stradale a S/SO, da identificarsi probabilmente con il tracciato costeggiante il vallo dell’agger, in raccordo fra la via Nomentana e la via Tiburtina, all’esterno dell'opera difensiva.
Via Goito, angolo via Montebello 63. Un muro in opera mista di laterizi e tufelli (largh. 3 p.r.) trovato a m –1.70 spc è facilmente attribuibile al complesso della domus sopra descritta per l’orientamento, la tipologia, la tecnica e la qualità della cortina muraria.
Via Goito 16/18. Sono stati individuati resti di fondazioni in cementizio in cavo libero (spess. 2 p.r.), presumibilmente attribuibili alla domus per il coerente orientamento (Oberdan Menghi, Manola Pales).



La domus di via Goito a Roma -