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sabato 30 luglio 2011

Domus L. Octavii Felicis: la casa ritrovata

di Oberdan Menghi e Manola Pales


Abstract
Sul finire del novembre 1872 il Lanciani scoprì poco ad est dell’incrocio fra le vie Manin e Giolitti (all’epoca via Principessa Margherita) i resti d’una piccola ma lussuosa domus che il ritrovamento di una fistula aquaria iscritta di III secolo d.C., L(ucius) OCTAVIVS FELIX C(larissimus) V(ir) (CIL XV, 7503), consentì di attribuire ad uno specifico proprietario esponente dell’ordine senatorio, subito identificato con un già noto personaggio vissuto in età severiana. 
La datazione delle strutture, corroborata dalla tipologia del complesso, fu fatta giungere fino agl’inizi del IV secolo d.C.
Nel maggio 1998, lo scavo di un pozzo (P8) propedeutico alle operazioni di microtunneling per l’adeguamento del sistema fognario di Piazza dei Cinquecento e di alcune vie limitrofe, ha portato al ritrovamento di un ambiente pavimentato con un mosaico geometrico a motivo meandriforme, che risulta già delineato nella icnografia redatta da Lanciani all’epoca del primo intercettamento della domus.
Concludendo, altri ambienti della piccola domus sono stati rimessi in luce fra il 9 settembre 1998 ed l’11 gennaio 1999 nell’ambito dei lavori di riqualificazione della Stazione Termini, consentendo di integrare non poco la planimetria del complesso a N e NE; le strutture rinvenute da ultimo risultano, infatti, perfettamente coordinate negli orientamenti con la pianta ottocentesca. 
La tipologia stessa dell’insieme, caratterizzata dalla presenza di ambienti polilobati in opera vittata tipici dell’architettura tardoantica, consente, inoltre, di sostenere con forza l’afferenza dei resti ritrovati alla domus appartenuta al senatore Lucio Ottavio Felice (Oberdan Menghi e Manola Pales).


Domus L. Octavii Felicis. La casa ritrovata -

Le ossa della Stazione: il cimitero dei poveri a Termini

di Oberdan Menghi e Manola Pales


Le ossa della Stazione. Il cimitero dei poveri a Termini -

Ficana: una pietra miliare sulla strada per Ostia

di Oberdan Menghi


Ficana. Una pietra miliare sulla strada per Ostia -

venerdì 29 luglio 2011

La necropoli di epoca repubblicana in via Goito a Roma

di Oberdan Menghi e Manola Pales


La necropoli di epoca repubblicana in via Goito a Roma -

mercoledì 27 luglio 2011

Roma, Esquilino. Horti Lamiani

Gli Horti Lamiani erano giardini di eccezionale rilievo storico-topografico situati sulla sommità del colle Esquilino a Roma, nell'area grossomodo corrispondente all'attuale piazza Vittorio Emanuele II (Rione Esquilino).
Inizialmente di proprietà del console del 3 d.C. Lucio Elio Lamia, furono trasferiti nel demanio imperiale forse già sotto Tiberio (14-37 d.C.) ed in seguito acquisiti da Caligola (37-41 d.C.), che vi stabilì la propria residenza e vi fu anche seppellito per breve tempo dopo la morte (Suet. Caligula 59).
Sappiamo che erano confinanti con gli Horti Maecenatis e che sotto Claudio (41-54 d.C.) essi, riuniti agli Horti Maiani, furono amministrati da un apposito soprintendente (procurator hortorum Lamianorum et Maianorum).
Il sito fu a partire dal XVI secolo teatro di importanti scoperte archeologiche ed antiquarie, come il Discobolo Lancellotti al Museo Nazionale Romano e le "Nozze Aldobrandini" alla Biblioteca Apostolica Vaticana, ma la maggior parte delle scoperte avvennero sul finire del XIX secolo durante i lavori di urbanizzazione del Nuovo Quartiere Esquilino, quando furono documentati da Rodolfo Lanciani in maniera frammentaria ed affrettata alcuni nuclei della proprietà imperiale, poi sacrificati sotto la spinta dell'urgenza edilizia.

(continua)
Horti Lamiani (Wikipedia)