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giovedì 14 ottobre 2010

La villa di Caligola sull'Esquilino

Un nuovo settore degli Horti Lamiani scoperto sotto la sede dell'ENPAM a Roma
di Mariarosaria Barbera, Salvo Barrano, Giacomo de Cola, Silvia Festuccia, Luca Giovannetti, Oberdan Menghi e Manola Pales

Abstract
La pubblicazione è relativa allo scavo archeologico realizzato sotto la sede dell'ENPAM a Roma (Rione Esquilino) fra il 2006 ed il 2009 sotto la direzione scientifica della Soprintendenza Archeologica di Roma.
Lo scavo ha interessato un nuovo settore degli Horti Lamiani, giardini di eccezionale rilievo storico-topografico, inizialmente di proprietà del console L. Elio Lamia, trasferiti nel demanio imperiale forse già sotto Tiberio (14-37 d.C.) ed in seguito acquisiti da Caligola (37-41 d.C.) che vi stabilì la propria residenza.
Il sito fu già in passato teatro di importanti scoperte archeologiche ed antiquarie (ad es. la Venere Esquilina, il busto di Commodo e l’Ephedrismòs ai Musei Capitolini, il Discobolo Lancellotti al Museo Nazionale Romano, le statue dal complesso termale di via Ariosto alla Centrale Montemartini), che avvennero in gran parte sul finire dell’800 durante i lavori di urbanizzazione del Nuovo Quartiere Esquilino, quando furono documentati in maniera frammentaria ed affrettata alcuni nuclei della proprietà imperiale, poi sacrificati per l’urgenza di costruire.
Lo scavo ha rimesso in luce un settore finora sconosciuto degli Horti Lamiani, prossimo all’area dove Rodolfo Lanciani aveva documentato un lungo criptoportico arricchito da un pavimento in alabastro e da preziose decorazioni parietali, scandito da colonne in giallo antico con basi in stucco dorato, il cui arredo trova riscontro nella testimonianza delle fonti letterarie (Philo. Iud., Leg. Ad Gaium 351 ss.).
Il nuovo settore individuato sotto la sede dell’ENPAM è incentrato intorno ad un’aula di rappresentanza (400 mq), originariamente rivestita da sectilia, dotata di ambienti di servizio e d’una fontana (riportata nella FUR tav. 24 assieme a due dei tre ambienti annessi). Il complesso è articolato in terrazze-giardino contenute da strutture in opera reticolata, con un tratto di strada basolata connessa alla via Labicana, forse il limite della proprietà.
L’aula va attribuita agli interventi di Severo Alessandro (222-235 d.C.), testimoniata all’Esquilino anche dalla costruzione dei “Trofei di Mario” e da alcune fistulae aquariae (es. CIL XV, 7333) che provano l’esistenza d’un complesso rientrante nel patrimonio personale dell’imperatore; raffinatissimi i centinaia di frammenti d’intonaci dipinti e i materiali decorativi di pregio, databili a partire dall’impianto della residenza imperiale e recuperati nel corso dello scavo. Il nuovo settore può collegarsi al complesso scoperto da Lanciani per il ritrovamento, elementi marmorei decorativi identici a quelli venuti in luce nel XIX secolo, che sono oggi conservati ai Musei Capitolini.
I livelli più antichi si riferiscono alle fasi d’impianto della villa e, ancor prima, alla necropoli esquilina, non ancora investigata, ma attestata dalle fonti letterarie e in età moderna da Giovanni Pinza (Mariarosaria Barbera, Oberdan Menghi, Manola Pales).




mercoledì 13 ottobre 2010

La domus di via Goito a Roma

di Oberdan Menghi e Manola Pales


Abstract
Strutture murarie in opera mista (reticolato con ricorsi di laterizi) afferenti probabilmente ad una domus azzerata con il tracciamento di via Goito nel corso delle opere per Roma Capitale (1873-1883), sono state ritrovate durante la posa della linea elettrica ACEA a 150 kV «Forte Antenne-Quirinale» tra i nn. civv. 24 e 28 di via Goito alla prof. di m –0.37 spc. Le strutture murarie hanno spessore di 3 p.r. e sono conservate per appena m 0.40 rispetto al loro piano di spiccato, rappresentato da un marcapiano di bipedali.
Lo scavo ha rivelato l’esistenza di tre ambienti di cui non possono precisarsi le dimensioni, fatta eccezione per l’ambiente III (lungh. 18 p.r. ca; largh. 10 p.r.). In quest’ultimo, probabilmente dotato di un accesso verso est, sono stati eseguiti due saggi di approfondimento; nessuna traccia si è trovata del pavimento, mentre è stato possibile evidenziare le fondazioni in opera cementizia gettata entro cavo armato di sbadacciature.
Nell’ambiente II l’indagine si è arrestata su un crollo d’intonaci di colore rosso, in sito, che non è stato rimosso per il carattere speditivo dell’intervento. Nell’ambiente I la presenza di uno strato d’intonaco moderno attesta una frequentazione fino al XIX secolo (Villa Alberini?)
L’orientamento generale delle strutture appare coordinato con un asse stradale a S/SO, da identificarsi probabilmente con il tracciato costeggiante il vallo dell’agger, in raccordo fra la via Nomentana e la via Tiburtina, all’esterno dell'opera difensiva.
Via Goito, angolo via Montebello 63. Un muro in opera mista di laterizi e tufelli (largh. 3 p.r.) trovato a m –1.70 spc è facilmente attribuibile al complesso della domus sopra descritta per l’orientamento, la tipologia, la tecnica e la qualità della cortina muraria.
Via Goito 16/18. Sono stati individuati resti di fondazioni in cementizio in cavo libero (spess. 2 p.r.), presumibilmente attribuibili alla domus per il coerente orientamento (Oberdan Menghi, Manola Pales).

http://www.fastionline.org/docs/FOLDER-it-2006-52.pdf

http://openlibrary.org/works/OL15398701W/La_domus_di_via_Goito_a_Roma

martedì 12 ottobre 2010

La necropoli di epoca repubblicana in via Goito a Roma

di Oberdan Menghi, Manola Pales e Maura Di Bernardini

Abstract
Durante la posa dell’elettrodotto 150 kV ACEA “Forte Antenne-Quirinale” è stata scoperta presso la Cassa Depositi e Prestiti un’area di necropoli costituita da tre sepolture, tutte violate, individuate a poco meno di m -1 sotto il livello stradale. L’indagine stratigrafica ha rivelato un gruppo di tombe interessante per la rarità di ritrovamenti recenti di contesti funerari arcaici e medio-repubblicani all’interno delle Mura Aureliane; le sepolture sono del tipo a fossa in sarcofago monolitico di tufo del Palatino incassato direttamente nel terreno vergine e rinterro laterale con zeppe di rinfianco; la copertura è costituita da un unico lastrone disposto orizzontalmente.
L’assenza di rapporti fisici fra le tombe e del corredo, probabilmente trafugato in antico o non introdotto ab origine, non consente la datazione delle stesse. La manomissione delle tombe 1 e 2 è stata perpetrata con rispetto, accostando i resti scheletrici ai lati lunghi del sarcofago.
L’area funeraria viene obliterata da un glareato stradale in noduli calcarei. Una seconda glareatio succede alla prima, forse tra la fine del II e la metà del I secolo a.C.
La scoperta ripropone il tema della presenza di sepolture dislocate a gruppi anche molto distanti fra loro lungo i percorsi stradali fuoriuscenti dal perimetro urbano sin dall’età protostorica.
Pur non escludendo un’attribuzione al periodo arcaico, l’assenza d’un livello d’abbandono interposto fra le tombe e la glareatio di I fase, datata dalla ceramica a non prima del II secolo a.C., e la immediata sovrapposizione della stessa ai livelli tombali, suggeriscono una datazione “bassa” della necropoli al periodo medio-repubblicano (IV-II secolo a.C.).
La repentina sovrapposizione della glareatio e la conseguente obliterazione delle tt. 1 e 2 indicano, inoltre, un significativo mutamento dell’assetto giuridico dell’area, che perde, probabilmente nel II secolo a.C., la sua funzione originaria a vantaggio d’un percorso stradale di cui non è attualmente precisabile la direzione (Oberdan Menghi, Manola Pales).

http://www.fastionline.org/php/download.php?file=FOLDER-it-2006-53.pdf

http://openlibrary.org/works/OL15398372W/La_necropoli_di_epoca_repubblicana_in_via_Goito_a_Roma


lunedì 11 ottobre 2010

Via dei Fienili. Battuto stradale rinascimentale

di Oberdan Menghi


Abstract
Nel marzo 2002 l’azienda ACEA Distribuzione Spa ha realizzato sul lato stradale dei nn. civv. 46/53 di via dei Fienili la posa di un nuovo elettrodotto interrato di bassa tensione, il cui scavo è stato assiduamente controllato in corso d’opera da parte della SAR, in virtù della particolare importanza storico-archeologica della zona.
L’intervento ha consentito l’individuazione di un battuto stradale costituito da una miscela di frammenti fittili e terra, emerso in più punti nel corso di alcuni saggi preliminari a profondità variabili fra m -0.45 e -0.70 sotto l’attuale piano stradale.
Il ritrovamento a contatto della superficie del battuto di un quattrino del 1610 (zecca di Bologna) e alcuni frammenti di maiolica rinascimentale prelevati in strato sulla sezione di scavo, riferibili a forme e repertori decorativi delle produzioni romane e valdarnesi databili fra la seconda metà del XV e gli ultimi due terzi del XVI secolo, costituiscono riferimenti utili per la cronologia del percorso stradale, fra l’altro ben rintracciabile sia nella pianta di Roma del Bufalini (1551) che nelle vedute prospettiche di G.B. Falda (1676) e di A. Tempesta (1693).
Attraverso la sopravvivenza del battuto rinascimentale, attestato a quote modeste sotto il livello stradale odierno, l’indagine suggerisce l’alta probabilità di conservazione della stratificazione più antica ad esso sottoposta, non particolarmente manomessa da interventi a partire dal XVI secolo. Il corretto inquadramento storico-topografico d’una testimonianza spesso poco considerata nella consolidata prassi degli scavi d’emergenza, conferma la sostanziale integrità della zona di via dei Fienili, che conserva, nella vasta stratificazione di fasi di vita che la interessano, il suo carattere rinascimentale e tutta la sua potenzialità di rischio archeologico, essendosi mantenuta indenne (almeno in questa parte) da sventramenti e demolizioni (Oberdan Menghi).

http://www.fastionline.org/php/download.php?file=FOLDER-it-2006-60.pdf

http://openlibrary.org/works/OL15399016W/Via_dei_Fienili._Battuto_stradale_rinascimentale